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Un tempo, e in certi paesi ancor oggi, nella notte della Befana venivano accesi enormi e bellissimi falò.
Bruciavano sulle piazze, ma anche sulle aie di fattorie e cascine, o in cima alle colline, così che potessero essere visti anche da lontano: come doveva essere bello vedere in un solo momento tutti quei falò bruciare qua e là, e la notte rischiarata improvvisamente dai bagliori gialli e rossi delle fiamme.
La gente raccoglieva sterpi, rami secchi, pezzi di legno, foglie di granoturco e tutto quello che poteva venir bruciato senza troppa fatica.
Qualcuno aggiungeva anche dei rami di abete e di ginepro, perché bruciando dessero un buon profumo al falò.
Quel profumo voleva essere un augurio per tutti.
La catasta doveva essere veramente alta, la più alta che si potesse, per ottenere un falò molto bello e crepitante.
In cima a questi falò veniva messo un grande fantoccio che rappresentava la Befana cattiva, che doveva essere brutta da far spavento.
Il fantoccio era stato preparato segretamente dai ragazzi, con l'aiuto di qualche adulto e ogni volta doveva essere diverso da quello dell'anno precedente, sempre più brutto e spaventoso.
Quando cominciava a far buio, tutta la gente, grandi e piccini, si radunava attorno al falò e il più anziano di tutti gli dava fuoco con grande gioia. Allora attorno al fuoco che ardeva con gran rumore, tutti cominciavano a saltare, ballare, cantare: la speranza era che l'anno che stava incominciando portasse solo cose buone e tanta fortuna, che il raccolto dei campi fosse ricco e abbondante.
Così bambini e ragazzi con tizzoni accesi correvano per i prati e per i campi arati, cantando a squarciagola:
Ad un certo punto, le fiamme del falò raggiungevano finalmente il pupazzo della Befana cattiva e cominciavano a bruciarla quasi fosse stata una brutta strega condannata a morire.
Allora le grida allegre di ognuno diventavano così forti, da superare il crepitio delle fiamme.
Ciascuno, in cuor suo, si immaginava che con quella cattiva vecchiaccia, bruciassero anche le brutte cose successe durante l'anno, tutti i dolori e le tristezze sofferti.
Intanto i giovani facevano un gran baccano con campanacci, latte, trombe, ferri e catene, un rumore veramente assordante per spaventare gli spiriti maligni che si aggiravano per i paesi e le campagne e cacciarli via per sempre, restituendo pace agli uomini.
I cacciatori sparavano in aria tanti colpi di fucile, perché colpissero direttamente il cuore delle streghe, sperando di liberarsi una volta per tutte della loro presenza.
Quando le fiamme avevano bruciato la cattiva Befana e si spegnevano lentamente, si diceva che, morta la crudele vecchia, da quel rogo rinascesse finalmente la Befana buona, portando un gran regalo per tutti: la speranza che il nuovo anno potesse essere migliore di quello vecchio e che per tutta quella gente raccolta attorno al fuoco potesse esserci pace, e prosperità.
Solo quando anche l'ultima fiammella si era spenta si poteva tornare a casa.
L'arrivo della Befana era solo questione di poche ore.
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